Non tutte le persone esposte al Sars-CoV-2 si ammalano: i ricercatori britannici hanno esaminato l’immunità da Covid-19 analizzando gli operatori ospedalieri, che non sono mai stati infettati dal Coronavirus originario in modo severo sul posto di lavoro. Uno studio che potrebbe aiutare a trovare un super vaccino. I ricercatori hanno esaminato il sangue di 58 persone, ossia gli operatori sanitari esposti al virus fin dall’inizio della pandemia ma che non si sono infettati.
In Gran Bretagna, i ricercatori hanno identificato ed esaminato 58 persone che, nonostante il loro lavoro nei reparti Covid, non sono mai state contagiate: tutti i test PCR ed anticorpali sono stati sempre negativi, anche se i colleghi accanto a loro si sono contagiati a catena nonostante le misure di protezione.
I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista specializzata “Nature”. Esaminando i livelli elevati di alcune cellule T, nel corso dell’indagine, i ricercatori hanno scoperto che c’erano livelli elevati di alcune cellule T in 20 campioni di sangue. Shane Crotty, immunologo di La Jolla Institute for Immunology in California, che non è stato coinvolto nella ricerca, ha spiegato: “Non ho mai visto niente di simile. È davvero sorprendente che le cellule T possano controllare l’infezione così rapidamente”.
I risultati sull’immunità da Covid-19: ecco perché alcune persone non si infettano
Sembra che il sistema immunitario di queste persone sia in grado di combattere il virus prima che possa stabilirsi e diffondersi, questo processo si identifica con il termine “infezione abortiva”. Il sistema immunitario di queste persone potrebbe contare sulle cellule T specifiche, note anche come cellule di memoria. Si ipotizza che il sistema immunitario di queste persone fosse già pronto per combattere la nuova malattia, come ha affermato Leo Swadling dell’University College di Londra, che ha preso parte allo studio.
Secondo i ricercatori, tali cellule T sono in grado di riconoscere e combattere il complesso di diverse proteine virali, in modo che la replicazione del virus venga disattivata e completamente interrotta. I ricercatori hanno rilevato queste cellule T non solo più frequentemente nel sangue di coloro che non avevano mostrato segni di infezione, ma anche nei campioni prelevati prima della pandemia. È quindi probabile che queste cellule siano state create nel corpo prima della pandemia attraverso infezioni con uno dei quattro Coronavirus umani conosciuti, che scatenano i sintomi del raffreddore. Un processo che potrebbe portare alla cosiddetta immunità crociata.
Immunità da Covid-19 attraverso l’azione delle cellule T specifiche
Ma non si conosce quando e come sono state attivate queste cellule T. Nel corso delle indagini sull’immunità da Covid-19 è stata riscontrata anche in 19 campioni la presenza della proteina immunitaria IFI 27 che per i ricercatori di Leo Swadling è indice di contatto diretto con il virus Sars-CoV-2. Ma non si tratta però di una prova di un contatto diretto con il virus come hanno sottolineato gli esperti.
Gli autori dello studio sull’immunità da Covid-19 mettono in guardia dal trarre false conclusioni: i risultati non hanno mostrato che le persone che avevano il raffreddore fossero protette dal Covid-19. In effetti, è troppo presto per affermare con certezza, sulla base dei risultati ottenuti, che il sistema immunitario potrebbe prevenire l’insorgenza dell’infezione. Non è poi chiaro se gli stessi meccanismi del sistema immunitario si applicano alle recenti varianti del virus.
Anche se lo studio non può rispondere a molte domande, fornisce un’indicazione sul fatto che il Sars-CoV-2 potrebbe essere vulnerabile visto che alcune persone non si infettano. Finora, lo sviluppo del vaccino anti Covid si è concentrato sulla proteina Spike utilizzata dal virus per entrare nella cellula umana, ora gli studiosi potrebbero concentrarsi sulle proteine che controllano il complesso di replicazione per la riproduzione che è lo stesso per molti Coronavirus.