Long Covid: le caratteristiche e i sintomi più comuni che manifestano i soggetti colpiti dall’infezione virale

Molte persone colpite dal Covid-19 non riescono a recuperare completamente entro due mesi, e così continuano a lamentare dei problemi di salute legati all’infezione, si parla in questo caso di Long Covid o Sindrome Post Covid-19. In alcuni casi la continuazione della malattia assume dei tratti severi condizionando la stessa quotidianità.

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La sindrome post-virale si caratterizza per disturbi e manifestazioni cliniche che si ripresentano dopo diverse settimane dalla guarigione, con conseguente eliminazione del virus dall’organismo. Questi strascichi possono persistere in chi ha avuto un quadro clinico lieve o severo, come confermato dai dati della letteratura scientifica attualmente disponibili. Gli effetti a lungo termine del Coronavirus possono colpire tutte le persone, anche se è stata identificata una maggiore incidenza nelle donne tra i 40 e 60 anni, ma anche nei soggetti avanti negli anni ed in sovrappeso.

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Per ragioni pratiche si distinguono diverse forme di Sindrome Post Covid: si parla di Covid-19 sintomatico subacuto, se i sintomi si palesano attorno alla quarta e dodicesima settimana dalla malattia; invece si classifica come Covid-19 cronico il quadro di sintomi, che si manifesta dopo la dodicesima settimana dalla malattia acuta. Gli effetti a lungo termine del virus in genere sono causati da diversi fattori quali: la risposta anomala del sistema immunitario che crea una sorta di autoimmunità con danni a vari distretti; un danno diretto del virus in una specifica sede; la compromissione del sistema nervoso.

Long Covid_ le caratteristiche e sintomi

Il quadro dei sintomi del Long Covid

Secondo i dati relativi agli ultimi mesi, il Long Covid ha fatto registrare delle percentuali in crescita, colpendo i guariti dal SARS-CoV-2 con un quadro clinico che ha richiesto spesso un’adeguata assistenza sanitaria a distanza di settimane o mesi dalla negatività al test. Da quanto emerso da uno studio pubblicato su Nature Medicine e che ha analizzato più di 4.000 pazienti guariti dal Coronavirus, è stato appurato che nel 13% dei casi i soggetti manifestavano i sintomi del long Covid per più di 28 giorni; il 5% per più di 8 settimane; il 2% per più di 12 settimane.

Anche se non è noto se i segni clinici siano da ascrivere al virus, allo stress oppure al trauma che scatena l’infezione è possibile però rintracciare le manifestazioni più comuni. Il sintomo principale è la stanchezza, che si palesa come una forma di astenia, a cui si associa la perdita del gusto e dell’olfatto. I soggetti hanno anche riferito di una condizione di offuscamento mentale, che si esplica con problemi di memoria e di concentrazione. Uno stato noto con il nome di encefalomielite mialgica o sindrome da stanchezza cronica, una conseguenza propria dell’infezione.

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Nel caso poi di soggetti colpiti da malattie croniche preesistenti, i sintomi del Long Covid sono differenti e nella maggior parte dei casi provocano: respiro corto, mal di testa, vertigini, sudorazione, palpitazioni e battito irregolare, disturbi gastrointestinali, eritemi, difficoltà nel sonno, ansia o stress, dolori muscolari, problemi renali, perdita di capelli e debolezza delle unghie.

Le terapie per curare i soggetti colpiti dal Long Covid

Per una diagnosi più sicura del Long Covid, il medico prescrive degli esami specifici per controllare principalmente le condizioni di diversi organi. Per quanto riguarda il trattamento ad oggi non esistono terapie specifiche, e per dare sollievo alle manifestazioni è necessario individuare le cause. In ogni caso, si raccomanda un approccio su più piani, partendo da una dieta ad hoc per riportare al peso forma e recuperare la massa muscolare, da integrare ad esercizi di riabilitazione fisica, a volte poi è necessario un sostegno psicologico se subentra una condizione di stress post-traumatico.

Per aiutare chi soffre di Long Covid si prevede la cooperazione interdisciplinare, per fornire un’assistenza completa ai pazienti in ambulatorio con specialisti provenienti da più discipline. Per quanto riguarda il tema vaccinazione, è emerso che il siero anti Covid aiuta a curare le persone con pregressa infezione da SARS-CoV-2 come stabilito dalla Circolare del Ministero della Salute di marzo 2021. Un dato confermato anche da uno studio inglese di osservazione, secondo il quale è emerso che si può verificare un piccolo miglioramento dei sintomi del Long Covid in caso di vaccinazione.

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Un dato da accertare con ulteriori informazioni, ma che trova sostegno nell’indagine sui vaccini condotta sui disturbi causati dal Long Covid. Nel corso dell’analisi si sono esaminati 900 partecipanti con strascichi dell’infezione, che dopo la prima somministrazione del vaccino ad una settimana hanno fatto registrare nel 57% dei casi un miglioramento dei sintomi. La stessa indagine ha rilevato che i vaccini a mRna favorivano un maggiore miglioramento dei sintomi (Pfizer/BioNTec 24%, Moderna 31%), rispetto ai vaccini a vettore virale (AstraZeneca e Johnson&Johnson). Ma la conclusione deve essere sostenuta da altre informazioni dal momento che l’analisi è stata condotta su un campione che aveva ricevuto nella maggior parte dei casi solo la prima dose.

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