L’obesità è un fattore decisivo nella probabilità che qualcuno venga gravemente colpito da un’infezione da Covid, come evidenziato da un vasto studio condotto su sette milioni di persone nel Regno Unito. Il team di ricerca ha appurato l’impatto di un BMI elevato sulla gravità della malattia virale, in particolare nei pazienti di giovane età.
Lo studio ha permesso di rilevare dei forti legami tra l’indice di massa corporea (BMI) dei soggetti, finiti in ospedale o deceduti, dopo aver contratto il Coronavirus alla fine dell’inverno o nella primavera dell’anno scorso. Si è così scoperto che l’impatto di un BMI alto era peggiore nei pazienti che appartenevano ad una fascia di età più giovane, oppure ad una comunità etnica diversa. Questa la conclusione dello studio firmato dalle Università di Oxford e di Cambridge.
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L’indagine ha evidenziato che la metà delle persone con un BMI “sano” (compreso tra 18,5 e 25) sono state ricoverate in terapia intensiva, rispetto alla media; invece si sono ricoverate quasi il triplo delle persone con un BMI superiore a 35. Esaminando poi le persone decedute, gli studiosi hanno rilevato un sesto in meno rispetto alla media nella fascia sana, e quasi un terzo in più tra quelli con un BMI di 35 o più.
Gli esperti dicono che questo dato confermerebbe che il peso di un soggetto rappresenta un fattore importante nella probabilità di contrarre il Covid. Naveed Sattar, professore di medicina metabolica presso l’Università di Glasgow su tale esito ha dichiarato: “Questi dati si aggiungono alla schiacciante evidenza di altre fonti che provano che l’eccesso di peso corporeo è un importante fattore di rischio causale per decorsi più gravi del Covid-19. Le nuove scoperte supportano che tali rischi aumentano in modo lineare dal normale BMI verso l’alto, e che l’eccesso di peso può essere un fattore di rischio più forte per Covid grave nei giovani”.
La correlazione tra obesità e Covid
Lo studio sulla correlazione tra Covid ed obesità ha rilevato che ogni unità di BMI in eccesso, superiore a 23 kg per metro quadrato (mq), risultava associata ad un aumento di rischio di: ricovero ospedaliero, ricovero in terapia intensiva, morte. I modelli creati dai dati dello studio hanno anche mostrato un moderato incremento del rischio di ricovero ospedaliero e di decesso tra le persone con un BMI inferiore a 23 kg / m2, sebbene il rischio di ricovero in terapia intensiva fosse direttamente relazionato al BMI e non superasse i 23 kg / m2.
Il professor Sattar ha però precisato che lo studio non ha permesso di chiarire il motivo per cui l’obesità costituisca un fattore causale per un quadro clinico più grave del Covid. Si ipotizza, tra le tante tesi proposte, che i soggetti più pesanti siano esposti ad una risposta immunitaria esagerata legata proprio all’eccesso di tessuto adiposo.
Lo studio quindi potrebbe fornire ulteriori prove per scoprire perché il tasso di mortalità da Covid nel Regno Unito, e nelle altre nazioni dove l’obesità è dilagante, è stato così alto rispetto ad altri Paesi dove la percentuale di obesità risulta inferiore.
Ad esempio, negli Stati Uniti si sono registrati tassi di mortalità simili a quelli del Regno Unito (175 su 100.000 persone rispetto a 192 su 100.000), ed anche qui si hanno livelli preoccupanti di obesità. Invece, Paesi come Giappone e Taiwan, che hanno tassi di obesità molto più bassi, hanno fatto registrare una mortalità Covid più bassa.
Ma il mondo della ricerca ha provato che ci sono altri fattori che giocano una significativa influenza sui tassi di mortalità del virus in un Paese. Alcuni studi in corso si sono focalizzati ad esaminare quali siano i fattori di rischio che hanno un maggiore impatto sul contagio da Covid.