Scoperto il “tallone d’Achille” del Coronavirus: il risultato di uno studio che potrebbe dare una svolta alla lotta contro il virus

Un gruppo di scienziati guidati da ricercatori dell’IMBA di Vienna (Istituto per la biotecnologia molecolare dell’Accademia austriaca delle scienze) ha scoperto il “tallone d’Achille” del Coronavirus. L’agente virale avrebbe un punto debole che potrebbe dare una svolta decisiva alla lotta contro il virus. Gli studiosi hanno identificato due proteine ​​che legano lo zucchero e che potrebbero impedire alle varianti di SARS-CoV-2 di penetrare in altre cellule.

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Durante lo studio, che si è posto come obiettivo quello di prevenire la diffusione del Coronavirus, i ricercatori si sono concentrati sulla proteina Spike che consente al virus di penetrare nelle cellule. Ma la proteina Spike non è solo responsabile della penetrazione nella cellula, visto che assicura anche al virus di non essere riconosciuto dal sistema immunitario, grazie ad un meccanismo di mimetizzazione. Nello specifico si serve di un “meccanismo di glicosilazione” che crea uno strato di zucchero in alcuni punti sul guscio proteico del virus, così il sistema immunitario non può più riconoscere il virus.

La proteina Spike ha 22 siti in cui possono attaccarsi le catene di zucchero. “Queste catene di zucchero sembrano strutture proprie del corpo per il sistema immunitario, anche se si sono formate nelle cellule di un’altra persona” – ha spiegato l’autore principale dello studio, David Hoffmann.

svolta nella lotta virus

Ecco il tallone d’Achille del Coronavirus

I ricercatori si sono soffermati su questi 22 siti dove si possono verificare i legami dello zucchero nel virus, in quanto vitali per il patogeno. Il team ha concluso che non ci sono mutazioni in queste strutture, forse perché altrimenti il ​​virus non sarebbe in grado di moltiplicarsi con la stessa efficacia senza questi siti. Sulla base di questa conoscenza, gli scienziati coordinati da Peter Hinterdorfer e Josef Penninger hanno analizzato il ruolo delle lectine, le proteine ​​che legano lo zucchero.

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“Le lectine sono le cosiddette glicoproteine, che a loro volta possono legarsi alla struttura della molecola dello zucchero degli antigeni, come la proteina Spike. Queste potrebbero occupare i siti nevralgici direttamente sulla proteina e quindi interrompere il legame del patogeno alle cellule bloccato perché il virus non ha più possibilità di entrare nella cellula” – ha precisato Hinterdorfer.

Il gruppo di lavoro ha ipotizzato di respingere il Coronavirus mentre penetra nella cellula servendosi delle lectine, per poter trovare nuovi partner di interazione per la proteina Spike. Per rinforzare questa tesi con risultati concreti, il team ha testato più di 140 diverse lectine ed il loro effetto sul virus. Due delle lectine testate sono state in grado di legarsi saldamente alla proteina Spike di SARS-CoV-2, si tratta delle lectine “Clect4g” e “CD209c”. A tal proposito, Stefan Mereiter, co-primo autore e postdoc del laboratorio Penninger, ha detto: “Ora abbiamo opzioni in mano per impedire al virus di entrare nelle cellule. Questa scoperta potrebbe davvero essere il tallone d’Achille del Coronavirus che la scienza stava aspettando da così tanto tempo”.

Il punto di svolta nella lotta contro il virus

Le due lectine fortemente leganti (“Clec4g” e “CD209c”) trovate dal team di scienziati hanno un altro vantaggio decisivo: se si legano ad un punto specifico sulla proteina Spike, la rendono instabile. Quindi il sistema immunitario ha l’opportunità di riconoscere e combattere il Coronavirus. I ricercatori non sono preoccupati delle possibili mutazioni: “I virus con un sito proteico mutato non sono infettivi. Ciò significa che le lectine si legano a un sito glicano essenziale per il funzionamento di Spike. Pertanto, è molto improbabile che si sviluppi un mutante privo di questo glicano”.

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Con grande entusiasmo, i ricercatori ribadiscono dunque che le due lectine scoperte sono indispensabili nella lotta contro il virus perché aiutano anche a ridurre l’infettività SARS-CoV-2 nelle cellule polmonari umane. I risultati dello studio recentemente pubblicati sul rinomato EMBO Journal aprono la strada a possibili nuove terapie efficaci per le diverse mutazioni del Coronavirus.

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