Diverse voci del mondo medico-scientifico stanno esprimendo i loro dubbi sulla somministrazione dei vaccini anti Covid ogni 2-3 mesi, ponendo un freno sulla quarta dose in Italia, dopo aver completato il ciclo sulla dose booster. L’allerta lanciata dagli scienziati ha messo sotto la lente d’ingrandimento eventuali effetti collaterali ai periodici booster ogni 2-3 mesi che potrebbero determinare una sorta di paralisi immunitaria, non assicurando più un’efficace copertura.
Più di una voce esperta si è detta contraria alle dosi ravvicinate del siero anti Covid, segnalando di attendere prima di dare il via libera alla quarta dose. Un parere condiviso dal capo della strategia vaccinale dell’Ema, Marco Cavaleri che ha puntualizzato: “Non possiamo continuare con dosi di richiamo ogni 3-4 mesi. […] Non abbiamo ancora dati sulla quarta dose per poterci esprimere, ma ci preoccupa una strategia che preveda vaccinazioni ripetute in un lasso di tempo breve”. Anche Sergio Abrignani, immunologo del Cts, ha recentemente segnalato i suoi dubbi: “Non è una buona idea abbreviare troppo; se si vaccina ogni 2-3 mesi, dopo un po’ potrebbe ottenersi l’effetto contrario. Il sistema immunitario si potrebbe anergizzare”.
Vaccini anti Covid: “No alle dosi ogni 2-3 mesi”
In base ai primi dati che arrivano dalla Gran Bretagna, sulle dosi booster è emerso nel report della HSA, l’autorità sanitaria inglese, che dopo 10 settimane dal booster, l’efficacia della protezione va incontro ad un calo del 15-25%. Si ricorda infatti che la Gran Bretagna è stata la prima ad avviare la somministrazione del booster dopo 3 mesi, mentre nel nostro Paese il via libera è stato dato dopo 4 mesi.
Ma restano privi di risposta diversi quesiti sulla durata della copertura del richiamo del vaccino e sui tempi con cui effettuare il richiamo, mentre altre insistenti domande riguardano l’efficacia dei vaccini anti Covid nei confronti della variante Omicron. Il mondo medico-scientifico si interroga ad oggi sulla sicurezza ed efficacia della quarta dose e se si dovranno preventivare altre periodiche vaccinazioni, che potrebbero a loro volta esporre ad iperstimolazione.