“Il rischio di trombosi da vaccino Covid scompare con il calo degli anticorpi pericolosi dopo tre mesi”: l’importante scoperta dei ricercatori tedeschi

Dopo aver lanciato per primi l’allarme sulle trombosi da vaccino e sugli eventuali casi di trombocitopenia, come effetti collaterali del vaccino AstraZeneca i ricercatori dell’Università Greifswald hanno fatto un’altra importante scoperta. Un gruppo di lavoro del dipartimento di Medicina trasfusionale ha continuato ad indagare i fattori eziologici e le conseguenze del vaccino anti Covid.

Advertisement

Al termine del loro studio, i ricercatori hanno pubblicato lo studio sul New England Journal of Medicine. In base alle loro conclusioni, la cosiddetta trombocitopenia trombotica immunitaria indotta da vaccino (Vitt) è causata da anticorpi contro il fattore quattro delle piastrine, che innescano le piastrine ed il sistema di coagulazione.

Leggi anche: “I soggetti guariti dal Covid hanno una migliore protezione dal virus rispetto ai vaccinati”: le conclusioni sconcertanti di uno studio israeliano

Per illustrare la scoperta fatta, il dipartimento di Medicina trasfusionale ha diffuso una nota stampa nella quale si legge: “I pericolosi anticorpi anti-PF4, che hanno inducono le trombosi della vena cerebrale e altre trombosi insolite dopo la vaccinazione scompaiono nella maggior parte dei pazienti entro tre mesi”. Il professor Andreas Greinacher che ha eseguito gli studi clinici sui primi casi di trombosi da vaccino si è espresso così: “I pazienti possono essere vaccinati una seconda volta senza recidiva degli anticorpi”.

Il rischio di trombosi vaccino Covid scompare

Lo studio sulla trombosi da vaccino Covid

Nel corso dell’indagine condotta su 35 pazienti, 27 donne e 8 uomini di età media 53 anni, con Vitt confermata, si è notato che il test di attivazione piastrinica ha dato un risultato negativo entro 12 settimane. Lo studio ha sottolineato dunque che gli anticorpi pericolosi non persistono ma sono transitori, una rassicurazione per l’uso del vaccino a vettore virale sviluppato dall’Università di Oxford che si rivolge principalmente alle fasce più anziane della popolazione dopo i casi di effetti collaterali emersi sulle donne giovani.

Leggi anche; “Il diabete è uno dei principali fattori di rischio per forme gravi di Covid-19”: le conclusioni di uno studio che fa sperare in una possibile terapia

Gli autori della ricerca sono concordi nel distanziare nel tempo le due somministrazioni del vaccino di almeno tre mesi, con lo scopo di limitare il rischio che la seconda vaccinazione sia fatta su un soggetto che ha in circolo ancora gli anticorpi pericolosi che potrebbero far sorgere episodi di trombosi. Linda Schönborn, prima autrice dello studio, ha rimarcato che si tratta di risultati importanti a livello clinico: “I medici erano preoccupati che questi anticorpi potessero persistere per molti mesi o addirittura anni. Il rapido declino degli anticorpi patogeni è un grande sollievo per i pazienti e le loro famiglie poiché il rischio di trombosi sembra scomparire in poche settimane”.

Seconda vaccinazione con siero a Rna messaggero nei pazienti con Vitt

Le indagini svolte dal gruppo di ricercatori di Greifswald, come riferito dal dottor Thomas Thiele, esperto di trombosi ed emostasi e medico senior del reparto di Medicina trasfusionale, hanno permesso anche di rilevare che il calo degli anticorpi nei pazienti con Vitt consentiva di eseguire il richiamo con un vaccino a Rna messaggero. I dati hanno confermato che i soggetti sottoposti ad una seconda vaccinazione non hanno manifestato complicazioni o sintomi ricorrenti.

Nel corso dello studio infatti cinque pazienti hanno ricevuto il vaccino Pfizer in occasione della seconda somministrazione a distanza di 10- 18 settimane dalla prima dose, e mentre seguivano una terapia a base di anticoagulanti. Fatta eccezione per un paziente, i soggetti hanno fatto registrare un risultato negativo del test di attivazione delle piastrine prima della seconda dose.

I pazienti che sono stati colpiti da trombosi da vaccino possono avvalersi di una protezione vaccinale completa optando quindi per un altro siero, dal momento che ancora non si ha conferma sulla tolleranza della seconda somministrazione di AstraZeneca.

Leggi anche: Scoperto il “tallone d’Achille” del Coronavirus: il risultato di uno studio che potrebbe dare una svolta alla lotta contro il virus

“Per ottenere una protezione completa contro la malattia è necessaria una seconda vaccinazione dopo una prima dose di Astrazeneca. Sulla base della nostra piccola serie di pazienti, la successiva vaccinazione con un vaccino mRna sembra essere sicura dopo che i risultati dei test di attivazione piastrinica per gli anticorpi Vitt sono diventati negativi. […] Un approccio pragmatico consiste nell’aspettare almeno 12 settimane dopo un episodio di Vitt prima di prendere in considerazione la seconda vaccinazione” – queste le conclusioni dei ricercatori che hanno condotto lo studio.

Advertisement
CONDIVIDI ☞