Il dottor Daniel Gibbs da malato e da neurologo ha illustrato quali possono essere i modi per provare a rallentare il decorso dell’Alzheimer, anche se la malattia ha un percorso graduale e degenerativo.
La scoperta precoce del suo morbo di Alzheimer è stata fondamentale per il dottor Daniel Gibbs, che ha deciso di condividere la sua esperienza con gli altri, parlandone da esperto e da malato. Il neurologo che è venuto a conoscenza presto della sua condizione di salute, quando l’Alzheimer era allo stadio iniziale, ha ammesso di essere rimasto deluso quando ha scoperto di avere la malattia, per poi lasciarsi andare ad altri sentimenti, ecco perché oggi si considera fortunato.
Il dottor Gibbs si è imbattuto nella sua diagnosi 10 anni fa, prima di sviluppare qualsiasi sintomo cognitivo. Quasi per caso il neurologo ha fatto un test del DNA per tracciare i suoi antenati, individuando dei legami genetici con l’Alzheimer. Questo gli ha dato la possibilità di affrontare la malattia prontamente.
Il dottor Daniel Gibbs: la sua esperienza da malato di Alzheimer e da neurologo
“È facile dire che sono sfortunato ad avere l’Alzheimer” – ha spiegato aggiungendo – “Ma in verità, sono fortunato ad aver scoperto quello che ho trovato, quando l’ho trovato”.
Il neurologo americano, che oggi ha 69 anni, ha dedicato la sua vita alla ricerca sulla malattia e su cosa si può fare per rallentare il suo decorso rapido. Le sue scoperte sono state raccolte nel suo libro dal titolo A Tattoo On My Brain: A Neurologist’s Personal Battle Against Alzheimer’s Disease. In esso lo specialista spiega quali possono essere gli approcci per rallentare il progresso dell’Alzheimer, in particolare nelle fasi iniziali ossia prima che sorgano i sintomi.
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Infatti ci possono essere cambiamenti nel cervello di un soggetto colpito da Alzheimer fino a 20 anni prima, che sorgano i primi segni cognitivi, come ha precisato il dottor Gibbs. Il neurologo ha iniziato a manifestare i primi sintomi cognitivi circa nove anni fa, quando ha rintracciato alcuni problemi a ricordare i nomi dei colleghi, così ha deciso di ritirarsi. Oggi ha problemi sempre più significativi con la sua memoria a breve termine. Spesso non riesce a ricordare cosa ha fatto un’ora prima, per questo annota i suoi programmi e tiene meticolosamente un’agenda. Eppure il neurologo ha ammesso: “La maggior parte delle persone non ha idea che ho l’Alzheimer”.
Il neurologo si fa portavoce di un approccio strategico alla malattia per questo ritiene che le modifiche nello stile di vita, che ha apportato dopo la sua diagnosi abbiano contribuito a rallentare la progressione della malattia.
“Il messaggio importante è che tutte queste modifiche sono probabilmente più efficaci se iniziate presto, prima che ci sia stato un deterioramento cognitivo. I cambiamenti patologici nel cervello che provocano la malattia iniziano anni prima dell’inizio del deterioramento cognitivo, fino a 20 anni per le placche amiloidi. Una volta che le cellule nervose nel cervello iniziano a morire ed inizia il deterioramento cognitivo, sono essenziali i cambiamenti nello stile di vita per un impatto inferiore”.
Gibbs ribadisce che sia decisivo intervenire per tempo apportando modifiche nello stile della vita e ricorrendo a dei farmaci ad hoc prima che si verifichi il deterioramento cognitivo significativo.
Il dr. Tim Beanland, responsabile dell’Alzheimer’s Society concorda con la sua tesi sostenendo che misure di stile di vita sano aiutino a rallentare il progresso della malattia, per questo ha affermato che sia determinante mantenersi attivi mentalmente e socialmente.
6 modi per rallentare il decorso dell’Alzheimer
Il dottor Gibbs ha delineato nel suo libro 6 modi vantaggiosi per ridurre il rischio e rallentare il progresso dell’Alzheimer nelle fasi inziali del quadro patologico.
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Fare regolarmente esercizio fisico
Ci sono prove schiaccianti che un regolare esercizio aerobico riduce il rischio di Alzheimer e rallenta la progressione della malattia, nelle prime fasi fino al 50%. L’evidenza di un effetto benefico dell’esercizio è decisiva ma non nella fase avanzata della malattia, quando potrebbe essere troppo tardi intervenire.
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Seguire una dieta a base vegetale
Una dieta ricca di proteine vegetali all’insegna dello stile mediterraneo è utile per ridurre il rischio di essere colpiti dalla malattia. In particolare, si raccomanda una variante della dieta mediterranea chiamata dieta MIND: intervento mediterraneo per il ritardo neurodegenerativo che accentua il consumo di verdure verdi, bacche, noci ed altri alimenti ricchi di flavanoli.
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Allenare il cervello con attività mentalmente stimolanti
Sebbene i giochi e gli enigmi possano essere utili, è particolarmente importante mantenere in allenamento il cervello sottoponendolo a delle conoscenze nuove per favorire lo sviluppo di nuovi percorsi neuronali e sinapsi. Si raccomanda di: leggere, imparare a suonare, studiare una lingua.
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Impegnarsi a livello sociale
Questo può essere difficile per le persone colpite dall’Alzheimer perché risentono di frequente di una sensazione di apatia, da imputare alla stessa malattia. Ma gli studi dimostrano che chi resta socialmente attivo ha una progressione più lenta del morbo.
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Beneficiare di un sonno adeguato
Secondo recenti indagini un sonno quantitativamente adeguato favorisce la pulizia del cervello dalle tossine, inclusa la beta-amiloide: una proteina che forma placche appiccicose nel cervello delle persone con Alzheimer. Questo tipo di azione si registra durante la circolazione glinfatica. Si è notato che i disturbi del sonno, inclusa l’apnea notturna, sono comuni nei pazienti con Alzheimer e devono essere trattati prontamente.
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Diabete e pressione alta: trattati per tempo
Il diabete e l’ipertensione possono aggravare la patologia causando la demenza vascolare, una condizione che spesso coesiste con l’Alzheimer. Dunque è importante diagnosticare tempestivamente i due problemi per gestirli in modo adeguato.