Litchi: tutti i benefici e le controindicazioni di un frutto a cui prestare molta attenzione

La frutta esotica ed orientale è ormai apprezzata anche da noi, ed infatti in Italia un frutto come il litchi è consumato da tanti.

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Si tratta di una prelibatezza originaria della Cina nota anche con altri nomi quali: ciliegia cinese ed uva del deserto.

Questa bacca succosa bianca traslucida è protetta da una scorza rugosa di colore rossastro e vanta un sapore particolare.

Infatti ha un gusto molto delicato ma non ben definito, visto che ha un retrogusto di uva mixato a delle fragranze floreali che evoca il connubio tra rosa ed uva moscata.

In genere, il periodo dell’anno in cui si trova sul mercato il litchi è quello compreso tra novembre a gennaio e lo si ritrova poi nel mese di maggio.

Si raccomanda di assaporare il frutto fresco in purezza, ma la polpa si può anche usare per la preparazione di gustosi sorbetti e di creme.

I benefici che il litchi apporta al nostro organismo

I benefici che il litchi apporta al nostro organismo

Questo frutto di provenienza orientale apporta notevoli benefici alla nostra salute, in quanto si tratta di un prodotto poco calorico: si stimano circa 66 calorie ogni 100 grammi di prodotto.

Dal punto di vista nutrizionale invece il frutto mette a disposizione tante vitamine, in particolare B, C, E.

Anche se povero di sodio apporta invece una buona fonte di altri minerali quali: calcio, magnesio, potassio, fosforo,  selenio, ferro, rame, manganese e zinco.

Tra gli altri nutrienti presenti nel frutto si deve segnalare la sua quantità di fibre e di polifenoli, tra cui l’oligonolo.

Questo concentrato di sostanze rende il frutto un potente antiossidante ed un eccellente immunostimolante perché ricco di vitamina C.

Quindi, si può consumare la ciliegia cinese per prevenire l’influenza ma anche per spegnere il mal di testa.

Gli esperti di Humanitas Salute hanno stilato un lungo elenco relativo ai benefici offerti da questo frutto che si dimostra un prezioso alleato per la nostra salute.

Così hanno indicato la sua azione vantaggiosa a livello intestinale, inoltre è un toccasana per il metabolismo dal momento che aiuta a contrastare l’aumento di peso.

Nella lista redatta da Humanitas Salute si segnala anche la sua efficacia sul sistema cardiocircolatorio, in quanto migliora il flusso del sangue oltre a stimolare la produzione di globuli rossi, grazie alla quota di rame che il litchi offre.

In più, questo frutto ha un effetto disintossicante infatti purifica il sangue dal colesterolo cattivo e dalle tossine.

Non si deve poi tralasciare la sua potente azione antiossidante che contrasta i radicali liberi.

Il litchi può causare degli effetti negativi

Il litchi anche se salutare presenta alcune controindicazione che non si devono ignorare, per questo si deve consumare con cautela il frutto in casi particolare.

Infatti la ciliegia cinese è sconsigliata a chi assume farmaci che tendono ad alterare i livelli ematici degli zuccheri.

Sarebbe bene evitarne il consumo se si assumono farmaci per regolare i livelli di colesterolo e dei trigliceridi, come anche a se si seguono delle terapie con: agenti anticancro, antinfiammatori, antivirali, immunomodulanti, antidolorifici.

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Inoltre si sconsiglia il frutto ai soggetti diabetici per la grande concentrazione di zuccheri.

Inoltre bisogna fare attenzione perché il litchi può causare anche eventuali allergie ed irritazioni cutanee. Infatti la medicina cinese lo definisce come un “frutto caldo”, che potrebbe provocare infiammazioni ed eruzioni cutanee.

Alcuni studi scientifici hanno poi rilevato che i suoi semi contengono un principio tossico: il metilenciclopropilglicina (MCPG), che ha un effetto ipoglicemizzante.

Questa sostanza si ritrova, seppure in percentuale ridotta, anche nella sua polpa. Quindi potrebbe causare in alcuni soggetti possibili effetti collaterali come l’encefalopatia non infiammatoria.

Uno studio ha poi rilevato un’alta casistica di encefalite di Ac Mong nei bambini malnutriti del continente asiatico che mangiavano litchi a stomaco vuoto, un’abitudine che scatenava ipoglicemia esponendo a mortalità.

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